A cura di Manuela Moschin
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Immersa nel verde delle colline Asolane si erge maestosa la Villa Barbaro-Volpi di Masèr (Treviso), ossia la villa veneta costruita da Andrea di Pietro della Gondola detto Palladio (Padova, 1508 – Maser, 1580) tra il 1550 e il 1560 per i fratelli Daniele e Marcantonio Barbaro. Le meravigliose decorazioni interne ad affresco invece sono del pittore Paolo Caliari detto il Veronese (Verona, 1528 – Venezia, 1588), realizzate (per quanto riguarda le quadrature) con la collaborazione del fratello pittore Benedetto (1538-1598) e dello scultore Alessandro Vittoria (1525-1608) per l’ornamentazione plastica e a stucco. La villa è composta da un blocco centrale e da due ali simmetriche, costituite da strutture a uso agricolo chiamate barchesse (destinate a magazzini) e da due corpi alle estremità. La parte centrale, chiusa da un timpano, richiama un tempio antico ed è formata da colonne. La tipologia risale al tempio tetrastilo, appellativo usato per gli edifici antichi che hanno sulla fronte quattro colonne, che Palladio aveva studiato a Roma. La facciata venne eseguita a bugnato dolce, mentre nel fianco della collina si trova il ninfeo, un corpo semicircolare che chiude il giardino sul retro. Realizzato da Alessandro Vittoria e dai suoi aiuti è costituito da statue di divinità fluviali e satiri. La villa, dichiarata nel 1996 “Patrimonio Mondiale” dall’U.N.E.S.C.O. , è arricchita in modo sontuoso dalle decorazioni a fresco di Paolo Veronese, che seppe creare una perfetta fusione tra le architetture palladiane e la pittura illusionistica che sfonda su paesaggi immaginari. Sfondamenti prospettici, addolciti da un colorismo brillante, fingono la presenza di finestre, porte e colonne attraverso un realismo impressionante. Tramite uno scalone si accede alla Sala a Crociera a pianta cruciforme con arcate e colonne corinzie, in cui si aprono paesaggi campestri con rovine classiche. Entro nicchie sono presenti otto figure femminili con strumenti musicali e sulle pareti l’artista creò finte porte a grandezza naturale, dalle quali si affacciano da una parte una bambina e dall’altra un paggio. Sul soffitto della Sala dell’Olimpo si trova Giustiniana, la moglie del committente Marcantonio Barbaro, vestita di azzurro e una nutrice che si sporgono illusionisticamente dalla balaustra. Alle loro spalle due colonne dipinte tortili aumentano il senso di profondità, altre invece scandiscono lo spazio delle pareti con paesaggi di fantasia, in uno dei quali venne raffigurata in lontananza la stessa tenuta Maser. Nelle lunette ci sono le Quattro stagioni e nell’ottagono centrale l’Armonia Universale attorniata dagli dèi dell’Olimpo: Giove con l’aquila, Marte, Apollo con la cetra, Venere, Mercurio con il caduceo, Diana con i cani, Saturno. Ecco dunque che i soffitti sono popolati dagli dèi e figurazioni allegoriche, mentre le pareti ritraggono scene della vita domestica.
L’effetto di fastosità degli affreschi della pittura veronesiana è basato sul sapiente uso dei colori complementari e sull’accostamento dei caldi e dei freddi, che nell’insieme creano armoniosi e vividi scenari.
Sono Manuela Moschin, scrittrice, nata a Venezia-Mestre e attualmente vivo e lavoro in provincia di Venezia. Ho conseguito la laurea in Conservazione e Gestione dei Beni e delle Attività Culturali presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia, indirizzo Storia dell’Arte. La mia opera prima è “ātman”. Nel mese di maggio 2022 alcuni miei scritti sono stati selezionati per “Risveglio”, un’antologia a cura di Storie di Libri, mentre nel settembre dello stesso anno ho pubblicato il saggio “Le Metamorfosi di Ovidio nell’arte”, Espera Edizioni. Nel mese di marzo 2023 ho pubblicato assieme a mia madre Mirella Alberti, deceduta, la raccolta di poesie “Un giglio bianco al 4910” a cura di Storie di Libri. Collaboro in linea diretta con storiedilibri.com e diverse testate online. Dalla mia passione per le materie umanistiche nasce il blog librarte.eu, contenitore di articoli di storia dell’arte e recensioni di libri.