di Corrado Occhipinti Confalonieri
Casa Editrice Minerva
Recensione a cura di Manuela Moschin
I romanzi storici dello scrittore saggista Corrado Occhipinti Confalonieri trattano un ventaglio culturale ampissimo, che spazia tra storia, letteratura, arte e spiritualità. È un onore non da poco accostarsi alle pagine di quest’ultima opera intitolata “I superbi – Una donna fra amori e vendette” per una serie di motivi essenziali, tra cui uno fra tutti riguarda il legame di parentela che lega lo scrittore ai protagonisti dei suoi racconti, poiché Corrado è il diretto discendente di san Corrado Confalonieri, da cui deriva il suo nome.
La storia del santo, divenuto patrono di Noto in Sicilia, venne raccontata dall’autore nel suo primo romanzo La moglie del santo ed è stato più volte citato in quest’ultimo, visto l’esistenza di rilevanti connessioni familiari tra i diversi personaggi. Alla base della narrazione si coglie la presenza di studi e ricerche approfonditi che Corrado sviluppa con maestria interpretandone le scene e i dialoghi, seguendo il suo albero genealogico.
Il mio entusiasmo per questa lettura è notevole, in quanto mi ha offerto l’opportunità di entrare in contatto diretto con il passato, esplorando un mondo tanto lontano, quanto vicino, grazie all’esperienza dell’autore nel saper raccontare vicende storiche realmente accadute.
Il libro è ambientato a Piacenza nel 1545, quando il duca Pier Luigi Farnese, figlio di Alessandro, eletto papa Paolo III, accecato dal potere provoca un clima di scontento. In questa spiacevole condizione interviene il discendente di san Corrado, il conte Gianluigi Confalonieri, da cui si dipana tutto il racconto, che vede tra i protagonisti la moglie Elisabetta, una figura centrale, come lo fu anche la figlia Ortensia. Ma per quanto riguarda la trama, vi consiglio di leggere la sinossi.
C’è un filo conduttore che accomuna i due romanzi di Corrado. Lo si percepisce in modo intuitivo per la capacità di infondere uno spirito di speranza anche nelle situazioni propriamente tragiche.
Il libro inoltre è arricchito dauna serie di disegni esemplificativi utili per il lettore.
Naturalmente di mio particolare interesse sono stati i passaggi dedicati all’arte, dove Corrado ci parla della celebre opera di Ambrogio Lorenzetti sul Buon Governo oppure quando descrive il dipinto di Tiziano Vecellio relativo al ritratto di “Paolo III con i nipoti Alessandro e Ottavio Farnese” del 1546, conservato nel Museo Capodimonte di Napoli.Per quanto riguarda la letteratura invece viene citato un testo basilare, consultato spesso nel periodo rinascimentale. Si tratta degli Asolani del cardinale, poeta veneziano, Pietro Bembo, che scrisse un dialogo sull’amore in chiave neoplatonica, da cui il pittore Tiziano ne trasse ispirazione per creare alcune sue opere.
È il caso del dipinto “Le tre età dell’uomo” del 1512, basato su una lettura moraleggiante, che pone una particolare enfasi sull’importanza dell’amore spirituale. Il libro di Corrado rappresenta dunque un concentrato di sapere e di belle descrizioni, che rendono interessante e piacevole la narrazione che invito tutti a leggere.
Sinossi
Piacenza, settembre 1545. La città accoglie il suo primo duca Pier Luigi Farnese, che semina da subito malcontento nella classe dirigente per la sua volontà di recidere i fili col passato, nonostante i consigli alla prudenza di suo padre Alessandro, eletto papa con il nome di Paolo III. Spinto dall’ambizione di voler estendere il suo ducato, Pier Luigi si inimica anche l’imperatore Carlo V che sostiene una congiura di nobili locali volta a destituirlo con l’uso della forza.
Anche il conte Gianluigi Confalonieri viene chiamato a partecipare al complotto, ma la moglie Elisabetta cerca di farlo desistere: infrangere il giuramento di fedeltà al duca sarebbe un atto di lesa maestà, punibile con la damnatio memoriae. Gianluigi, nonostante gli avvertimenti della moglie, si farà coinvolgere in un intrigo più grande di lui e molto pericoloso: ad andarci di mezzo sarà anche la felicità di Ortensia, la figlia tanto amata. Elisabetta, suo malgrado, si troverà a prendere le redini della famiglia per evitare che cadano tutti nel baratro.
Basato su fatti storici e personaggi realmente esistiti, il romanzo è ambientato in un Rinascimento nepotista, spietato, sanguinario, combattuto solo dalla forza dei sentimenti di donne come Elisabetta. Così la descrive l’umanista e biografo Lodovico Domenichi nel suo saggio “La nobiltà delle donne” del 1552: «Mostra una certa schiettezza e generosità in tutti i suoi costumi, con cui le cose noiose e avverse pazientemente sopporta; e ritrovandosi in altezza e felicità non è punto sopra l’humana misura levata…».
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Sono Manuela Moschin, scrittrice, nata a Venezia-Mestre e attualmente vivo e lavoro in provincia di Venezia. Ho conseguito la laurea in Conservazione e Gestione dei Beni e delle Attività Culturali presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia, indirizzo Storia dell’Arte. La mia opera prima è “ātman”. Nel mese di maggio 2022 alcuni miei scritti sono stati selezionati per “Risveglio”, un’antologia a cura di Storie di Libri, mentre nel settembre dello stesso anno ho pubblicato il saggio “Le Metamorfosi di Ovidio nell’arte”, Espera Edizioni. Nel mese di marzo 2023 ho pubblicato assieme a mia madre Mirella Alberti, deceduta, la raccolta di poesie “Un giglio bianco al 4910” a cura di Storie di Libri. Collaboro in linea diretta con storiedilibri.com e diverse testate online. Dalla mia passione per le materie umanistiche nasce il blog librarte.eu, contenitore di articoli di storia dell’arte e recensioni di libri.