A cura di Manuela Moschin
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Oggi ci addentriamo nella storia di due opere che vennero dedicate a Leonardo Da Vinci, che negli ultimi anni di vita risiedeva in Francia nel castello di Cloux (oggi Clos Lucè) (Fig.3), proprietà del re Francesco I. Fu in questa sede che egli nominò Leonardo come “Primo pittore, architetto e ingegnere del re”, al quale era legato da una profonda amicizia. Affascinato dalle sue incredibili doti lo frequentava spesso, in quanto ne amava la compagnia. Il pittore francese Jean Auguste Dominique Ingres (1780-1867), esponente della pittura neoclassica, dipinse La morte di Leonardo da Vinci, immortalando gli ultimi istanti di vita dell’artista, mentre si trovava tra le braccia del re Francesco I. L’opera, realizzata nel 1818, (Fig.1) venne commissionata dal conte de Blacas, ambasciatore francese a Roma.
Ma cosa venne raffigurato?
Ingres ci racconta di un sacerdote che sta benedicendo Leonardo in fin di vita, tenuto tra le braccia del re Francesco I, alla presenza di altri personaggi di corte e del clero raffigurati secondo un’ambientazione fedele alla realtà. Pare che Ingres per realizzare l’opera si sia ispirato a un dipinto di Francois Guillame Ménageot (Fig.2) intitolato La Morte di Leonardo Da Vinci (di grandi dimensioni: cm. 280×357), che fu realizzato nel 1781 su richiesta del re Luigi XVI. L’opera, solitamente collocata nel Museo Chateau Royal d’Amboise, venne restaurata nel 2016 presso l’atelier di Pauline Hélou de la Grandière, a Parigi.
Leggenda o realtà?
Si dice che la presenza del re negli ultimi attimi di vita dell’artista, testimoniata da Giorgio Vasari nel suo trattato Le vite de’ più eccellenti pittori, scultori e architettori, sia solamente una leggenda inventata dallo stesso scrittore aretino per sottolineare la stima che il re aveva per il suo pittore prediletto:
“Sopragiunse li il re, che spesso et amorevolmente lo soleva visitare; per il che egli per riverenza rizzatosi a sedere sul letto, contando il mal suo e gli accidenti di quello, mostrava tuttavia quanto avea offeso Dio e gli uomini del mondo non avendo operato nell’arte come si conveniva. Onde gli venne un parosismo messaggiero della morte; per la qual cosa rizzatosi il re e presoli la testa per aiutarlo e porgerli favore acciò che il male lo allegerisse, lo spirito suo, che divinissimo era, conoscendo non potere avere maggiore onore, spirò in braccio a quel re, nella età sua d’anni 75”.
In realtà, secondo alcuni critici, sembrerebbe che il sovrano in quel momento si fosse recato dalla consorte per la nascita del suo secondo genito. All’inizio del XIX secolo anche Stendhal nella sua Storia della pittura in Italia pubblicò una lettera di uno degli assistenti del pittore Ménageot dimostrando che il 2 maggio 1519, ossia il giorno della morte di Leonardo, il re Francesco I si trovava nel castello di Saint-Garmain-en-Laye sulla Senna per festeggiare la nascita del suo secondo figlio. Leonardo morì nel 1519 nel castello di Cloux in Francia.
Sono Manuela Moschin, scrittrice, nata a Venezia-Mestre e attualmente vivo e lavoro in provincia di Venezia. Ho conseguito la laurea in Conservazione e Gestione dei Beni e delle Attività Culturali presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia, indirizzo Storia dell’Arte. La mia opera prima è “ātman”. Nel mese di maggio 2022 alcuni miei scritti sono stati selezionati per “Risveglio”, un’antologia a cura di Storie di Libri, mentre nel settembre dello stesso anno ho pubblicato il saggio “Le Metamorfosi di Ovidio nell’arte”, Espera Edizioni. Nel mese di marzo 2023 ho pubblicato assieme a mia madre Mirella Alberti, deceduta, la raccolta di poesie “Un giglio bianco al 4910” a cura di Storie di Libri. Collaboro in linea diretta con storiedilibri.com e diverse testate online. Dalla mia passione per le materie umanistiche nasce il blog librarte.eu, contenitore di articoli di storia dell’arte e recensioni di libri.