Recensione Thriller storico “La Musica del Male” di Daniela Piazza e descrizione di alcune opere citate dall’autrice.
Ecco! La sento quella melodia celestiale che incanta il creato… Mi soffermo per un momento e ascolto il genio dalle mille virtù che affascina non solo tramite i suoi pregevoli dipinti e le straordinarie invenzioni, ma anche con la musica.
Una musica ammaliatrice che cattura le emozioni, lasciando una sensazione di benessere e che tutto quieta.
Leggendo il meraviglioso libro di Daniela e scrivendo l’articolo mi sono lasciata andare al suono della musica, immaginando di ritornare indietro nel tempo, e precisamente nel Rinascimento. Grazie all’autrice ho rivissuto l’atmosfera di quel periodo, uno dei più floridi in assoluto e che ha visto la nascita di personalità importanti che rammentiamo spesso.
La scrittrice ci racconta che:
«La musica si sprigionò vibrante, forte, nitida, e come un’onda si propagò attraverso la sala. Al primo accordo ne seguì un secondo, alla prima onda una seconda che rincorreva la precedente. E, come per un incantesimo, come un flutto marino che ricopre i minuscoli avvallamenti della sabbia sulla battigia e li livella, il movimento sonoro passò sopra le voci dei presenti e le annullò, le spense una a una, a cominciare da quelle di chi era in fondo alla sala… »
Quanti libri, saggi, monografie, romanzi, volumi sono stati dedicati a Leonardo da Vinci? Direi che sono incalcolabili. Da Vinci pittore, scienziato, architetto e così via… anche Daniela ci parla di Leonardo, ma lo fa narrando un episodio molto singolare che è accaduto nella sua vita. A Leonardo è stato affidato un compito molto particolare da parte di Lorenzo il Magnifico: donare a Ludovico Sforza, detto il Moro, una lira d’argento a forma di teschio di cavallo realizzata proprio dall’artista. Credo che l’originalità, il mistero e la sensibilità d’animo siano gli ingredienti principali del romanzo.
La scrittrice, tra l’altro, oltre a essere una storica dell’arte ha esperienza anche in campo musicale, essendo diplomata al Conservatorio, la musica è sempre stata la sua grande passione. Perciò, tra gli innumerevoli libri che parlano del grande genio, appellativo usato molto spesso per ricordare il grande uomo poliedrico quale egli era, non poteva mancare questo meraviglioso tassello.
Se avete il desiderio di farvi avvolgere da una lettura elettrizzante, caratterizzata da elementi di mistero e di indagine, narrata con uno stile raffinato e scorrevole, dove l’arte si atteggia manifestandosi in tutta la sua bellezza, vi suggerisco di leggere “La Musica del Male” (Fig.1).
La storia è appassionante perché tratta un avvenimento che si è verificato durante il periodo di soggiorno a Milano da parte dell’artista. Solitamente non racconto molto della trama perché mi piace lasciare al lettore quel pizzico di curiosità. Alla fine dell’articolo, comunque, troverete la sinossi del romanzo.
Tra i vari personaggi celebri trattati nel romanzo, tra l’altro tutti ben caratterizzati, vi è la giovanissima Cecilia Gallerani (Fig.10) una delle amanti di Ludovico Sforza. Ella fu ritratta da Leonardo nel famoso dipinto “La dama con l’ermellino” della quale vi parlerò in questo articolo.
Ho avuto la fortuna di incontrare l’autrice Daniela Piazza e di assistere alla presentazione, in anteprima italiana, del libro al Chronicae, il Festival Internazionale del Romanzo Storico che si svolge ogni anno a Piove di Sacco in provincia di Padova.
Sono lieta di poterne parlare in questo articolo poiché si tratta di un importante evento che offre la possibilità di partecipare a interessanti incontri con alcuni dei più noti autori di romanzi storici (Fig.12).
C’è un particolare che ci tengo a raccontare perché mi ha suscitato una gioia immensa. Daniela ha riservato per me una grande sorpresa: mi ha citata nel suo libro, nella sezione dedicata ai ringraziamenti.
Scrive Daniela nel romanzo “La Musica del Male”:
Manuela, in questo romanzo troverai spero materiale in abbondanza per i tuoi begli articoli di approfondimento artistico anche per il tuo interessante gruppo e blog “L’arte raccontata nei libri”.
Cara Daniela grazie, sono lusingata per le tue parole, certamente, l’arte viene menzionata talmente spesso che non è stato semplice scegliere gli argomenti da trattare.
Complimenti per il tuo romanzo che senz’altro merita di essere letto.
Leonardo Da Vinci e la lira d’argento
Leonardo da Vinci (Anchiano 1452 – Amboise 1519) conosciuto come pittore, ingegnere, scienziato, architetto, inventore, letterato è stato anche un musicista. Che Leonardo sia stato un musico lo si può dedurre principalmente da due fonti dell’epoca, e precisamente mediante le citazioni presenti nella biografia dedicata a Leonardo da Vinci, ovverosia, nel Codice Magliabechiano del 1540 ca. e nel volume di Giorgio Vasari del 1550, contenente una serie di biografie di artisti chiamato “Le vite de’ più eccellenti pittori, scultori, e architettori”. Dunque, tramite queste testimonianze si sa che Leonardo realizzò per il Duca di Milano Ludovico il Moro (1452-1508), una lira da braccio d’argento a forma di teschio di cavallo, caratterizzata da una vibrazione sonante molto potente.
L’Anonimo Gaddiano racconta che Lorenzo il Magnifico mandò Leonardo da Vinci e Atalante Migliorotti a Milano, con l’incarico di portare al duca Ludovico il Moro uno strumento musicale.
«Fu tanto raro e universale, che dalla natura per suo miracolo esser produtto dire si puote: la quale non solo della bellezza del corpo, che molto bene gli concedette, volse dotarlo, ma di molte rare virtù volse anchora farlo maestro. Assai valse in matematica et in prospettiva non meno, et operò di scultura, et in disegno passò di gran lunga tutti li altri. Hebbe bellissime inventioni, ma non colorì molte cose, perché si dice mai a sé medesimo avere satisfatto, et però sono tante rare le opere sue. Fu nel parlare eloquentissimo et raro sonatore di lira […] et fu valentissimo in tirari et in edifizi d’acque, et altri ghiribizzi, né mai co l’animo suo si quietava, ma sempre con l’ingegno fabricava cose nuove.» (Anonimo Gaddiano, 1542)
Non esistono molte testimonianze relative al progetto di Leonardo e lo storico dell’arte Ernst Gombrich (1909-2001) si espresse così a riguardo:«Era ammirato come un grande artista e ricercato come musicista abilissimo, ma, con tutto ciò, pochi seppero intuire l’importanza delle sue idee e l’ampiezza delle sue conoscenze, perché Leonardo non pubblicò mai i suoi scritti e la loro esistenza era da quasi tutti ignorata.»
Nella Bibliothèque de l’Institut de France a Parigi è conservato il Codice Ashburnham dove sono presenti una serie di schizzi di Leonardo dedicati ad alcuni strumenti musicali (Fig.2-3).
Inoltre, Leonardo, studiando in maniera molto approfondita l’anatomia del cavallo, ne avrà osservato e analizzato il teschio (Fig.4-5). È probabile che egli abbia utilizzato il cranio come cassa armonica al fine di realizzare la lira che, all’incirca, sarà stata simile al violino. Vasari scrisse che Leonardo creò per il Duca una lira da braccio: «Lionardo portò quello strumento ch’egli aveva di sua mano fabricato d’argento gran parte, in forma d’un teschio di cavallo, cosa bizzarra e nuova, acciò ché l’armonia fosse con maggior tuba e più sonora di voce. Laonde superò tutti i musici che quivi erano concorsi a sonare …»
C’è un passaggio molto suggestivo nel libro di Daniela che riprende un fatto legato alle virtù rasserenanti dello strumento vinciano, e precisamente quando Leonardo, inoltrandosi in un sottobosco, incontrò un cinghiale e:
«… combattendo contro il terrore che lo attanagliava, Leonardo mosse l’arco sulle corde. E fu musica. Una musica che lui stesso non aveva mai sentito» ecco allora che grazie alla musica «…Poi tutto di colpo si placò. Le fronde tornarono a vibrare benevole sotto il soffio di una brezza amica. I raggi di sole si insinuarono tra gli alberi, tracciando linee luminose nell’aria. Il cinghiale si placò, uggiolando, e fissò i suoi occhi profondi e acquosi in quelli di Leonardo…»
Di seguito spiego il motivo, oltretutto molto curioso, della scelta di quest’ultimo passo del libro.
Marcantonio Raimondi e l’incisione “Orfeo incanta gli animali” 1505 ca. (Fig.6)
Ho scelto di parlare dell’episodio del cinghiale citato dall’autrice perché coincide con un’incisione di Marcantonio Raimondi (1480-1534) del 1505 ca. intitolata “Orfeo incanta gli animali” (Fig.6)
L’Orfeo di Poliziano è la prima rappresentazione teatrale in volgare d’argomento profano, che fu interpretata per la prima volta a Mantova nel 1480. Nella mitologia greca, Orfeo era un cantante e poeta, che riusciva a pacificare gli animali selvatici, placare i mari e animare le rocce e gli alberi attraverso il suono della lira che ricevette da Apollo, il dio della musica.
L’incisione di Raimondi raffigura proprio un musicista che sta suonando una lira da braccio.
E’ stato constatato che lo strumento fu suonato da Leonardo da Vinci nel periodo in cui fu eseguita l’incisione di Marcantonio. In questo caso, invece del cinghiale, è stato rappresentato un orso.
Secondo alcune ipotesi, il personaggio ritratto da Marcantonio potrebbe essere identificato con Leonardo Da Vinci. Pare che l’artista abbia incontrato Marcantonio a Milano in occasione della rappresentazione dell’Orfeo.
Duffin Ross (Fig.7) un professore di musica presso la Case Western Reserve University di Cleveland ha ipotizzato che il personaggio illustrato nell’incisione di Raimondi (Fig.6-8) potrebbe essere Leonardo Da Vinci che sta suonando una lira da braccio.
Il professore è giunto a questa tesi mediante il confronto dell’incisione di Raimondi con un disegno attribuito a Francesco Melzi (1491-1570), che ritrasse Leonardo da Vinci all’età di cinquantaquattro anni (Fig.9).
La cosa curiosa risiede nell’immagine che raffigura il personaggio dell’incisione di Raimondi (Fig.6-8) in quanto, egli delineò un uomo di mezza età. Risulta, infatti, che Orfeo, nel periodo rinascimentale, venisse solitamente rappresentato come un giovane rasato e non come fece l’incisore che lo tratteggiò con la barba e i capelli lunghi.
In finale, secondo Duffin, il personaggio ritratto da Raimondi (Fig.6-8) e quello di Melzi (Fig.9) potrebbe riguardare la stessa persona, ovverosia, Leonardo Da Vinci!
Cecilia Gallerani e la Dama con l’Ermellino (1488-1490) di Leonardo Da Vinci (Fig.10)
Scrive Daniela Piazza: «Vorremmo che inseriste nel dipinto, nella forma che meglio credete, la figura dell’ermellino, l’emblema dell’ordine cavalleresco di cui fui insignito, con mio grande onore, da re Ferrante d’Aragona. Questo animale, simbolo di purezza, è altresì adatto a rappresentare la virtù di madonna Cecilia, il cui nome, “Gallerani”, ricorda l’appellativo greco dell’animale. Così io e madonna ci ritroveremmo unificati nella stessa figura. »
L’autrice dedica una parte del romanzo a Cecilia Gallerani (Milano, 1473 – San Giovanni in Croce, 1533), la figlia di un nobile milanese, colta, bella, raffinata e amante, all’età di sedici anni, del duca Ludovico Sforza detto il Moro. In seguito, quando il duca prese in moglie Beatrice D’Este, Cecilia sposò il conte Bergamini di Cremona. Su richiesta di Ludovico il Moro, Cecilia posò per Leonardo da Vinci allo scopo di realizzare il celebre dipinto “La Dama con l’Ermellino” (Fig.10) (1488).
L’ermellino, in greco galè, allude al cognome di Cecilia, oltre ad essere un simbolo sforzesco che richiama l’ordine di San Michele detto dell’Armellino al quale Ludovico Sforza ambiva appartenere. Una massima onorificenza concessa dal re di Napoli solo a personalità altolocate.
Nel 1488 fu conferita l’investitura a Ludovico che, a seguito dei contrasti con gli Aragonesi, vi rinunciò nel 1490.
Leonardo con questo dipinto, contribuì ad apportare un rinnovamento alla tradizione ritrattistica quattrocentesca, sperimentando la teoria “dei moti dell’animo”, relativa allo studio dei fenomeni ottici, prospettici e sull’uso del colore. Si tratta del tipico esempio del cosiddetto “Ritratto di spalla” dove la concezione innovativa del ritratto è qui rappresentata dalla torsione del busto, rivolto a sinistra e la testa a destra. In questo modo la mezza figura non venne più impostata di profilo come si usava fare sino ad allora. Una metodologia adottata dall’artista a seguito di alcuni approfonditi studi sulla dinamica del corpo umano. Nella figura n. 11 troviamo uno dei tanti schizzi dedicati al busto di donna che l’artista ha realizzato in numerose pose.
Sul piano iconologico, l’ermellino ha subito negli anni diverse interpretazioni, alcune delle quali alludono alla castità, alla purezza, alla nobiltà d’animo, dei sentimenti e intellettuale.
La vivacità manifestata negli occhi della dama è la stessa espressa nello sguardo dell’ermellino e la figura longilinea di Cecilia è in armonia con il corpo dell’animale raffigurato con particolare minuziosità.
Il poeta di corte Bernardo Bellincioni nel 1493 in un sonetto sul ritratto di Cecilia Gallerani scrisse:«La fa che par che ascolti e non favella» e ancora:«Tutto hermelino è ben se un nome ha nero».
Sinossi del thriller storico “La Musica del Male”
La storia mai raccontata dello strumento perfetto costruito da Leonardo e della musica che ha cambiato il destino di Milano.
1482. Quando Leonardo da Vinci arriva alla corte di Ludovico il Moro, in veste di ambasciatore a Milano per conto del Magnifico Lorenzo, porta con sé in dono una lira d’argento a forma di teschio di cavallo, che ha progettato e realizzato personalmente. Artista già noto a Firenze, Leonardo è anche un grande musico, ed è venuto alla corte sforzesca con due seguaci: il giovane allievo Atalante Migliorotti e Tommaso Masino, esperto nel leggere i moti degli astri e affascinato della magia, che si fa chiamare Zoroastro. Ben presto, però, lo strumento pensato da Leonardo rivela delle proprietà che sfuggono all’intelligenza del suo inventore: già alla prima esibizione pubblica, infatti, il maestro intuisce che la lira è dotata di volontà propria, e che le melodie che ne scaturiscono sono uniche e potenti, capaci di mettere in profonda connessione l’anima di chi la suona e di chi la ascolta. Qualità, queste, che Leonardo non riesce a spiegarsi razionalmente, ma che pure mette a frutto per realizzare il ritratto di Cecilia Gallerani, amante del Moro. Mentre diventa il protagonista della scena artistica di Milano, il genio toscano si mette in casa altri apprendisti, tra cui Salaì, un bimbo vivace e furbo proprio come il Saladino del Pulci.E quando all’improvviso la lira scompare nel nulla, sarà lui il primo indiziato, mentre Leonardo dovrà fare i conti con forze oscure e irrazionali che si rifiutano di sottostare alle amate leggi della scienza…
Termino l’articolo con una bellissima citazione tratta dal thriller storico:
«Improvvisamente, ai dolci liuti si sostituì la musica drammatica della lira di Atalante, la luminosità aumentò, si sprigionò una grande nuvola di vapore e dai fumi, al centro della conca, emerse una figura grandiosa. Era il sommo Giove. Quando questi iniziò a cantare, sembrò di sentir tuonare la voce del padre degli dèi.»
Arrivederci in Arte
Manuela
Sono Manuela Moschin, scrittrice, nata a Venezia-Mestre e attualmente vivo e lavoro in provincia di Venezia. Ho conseguito la laurea in Conservazione e Gestione dei Beni e delle Attività Culturali presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia, indirizzo Storia dell’Arte. La mia opera prima è “ātman”. Nel mese di maggio 2022 alcuni miei scritti sono stati selezionati per “Risveglio”, un’antologia a cura di Storie di Libri, mentre nel settembre dello stesso anno ho pubblicato il saggio “Le Metamorfosi di Ovidio nell’arte”, Espera Edizioni. Nel mese di marzo 2023 ho pubblicato assieme a mia madre Mirella Alberti, deceduta, la raccolta di poesie “Un giglio bianco al 4910” a cura di Storie di Libri. Collaboro in linea diretta con storiedilibri.com e diverse testate online. Dalla mia passione per le materie umanistiche nasce il blog librarte.eu, contenitore di articoli di storia dell’arte e recensioni di libri.