
A cura di Manuela Moschin
Rabindranath Tagore, il poeta che canta la natura
Leggendo le poesie di Rabindranath Tagore (Calcutta, 1861 – Kolkata, 1941), ci si immerge in un’atmosfera idilliaca, ricca di sentimento, in cui i legami d’amore sono in sintonia con le meraviglie della natura e dove “Le gemme portano le grandi speranze della foresta”. Inoltre, questa poesia non solo evoca immagini poetiche, ma riesce anche a creare un legame profondo con chi legge.
La vita e l’opera di Tagore
Sono affascinata dalla scrittura di questo poeta, che fu un autore, pittore e musicista indiano, e la cui arte abbraccia diverse forme di espressione, riflettendo allo stesso modo una profonda connessione con l’anima umana. In effetti, nel 1913 ricevette il Premio Nobel per la Letteratura. Il riconoscimento a Tagore arrivò con questa motivazione:
«Per la profonda sensibilità, la freschezza e la bellezza dei versi con i quali, con consumata capacità, ha reso il proprio pensiero poetico, espresso in inglese con parole proprie, parte della letteratura occidentale.»
La poesia come ponte tra culture
La sua poesia è un ponte tra Oriente e Occidente, tra spiritualità, ātman e concretezza, capace di avvicinare culture diverse e così di parlare un linguaggio universale. Le sue parole, dense di armonia, trasmettono pace e meraviglia, come se, ogni verso potesse dischiudere un mondo segreto, semplice e profondo.
L’aria di mezzogiorno
vibra come le ali di velo
d’una libellula.
I tetti delle capanne del villaggio
covano come uccelli
sulle famiglie assopite dal sonno,
mentre un hokil canta, invisibile,
da un ramo solitario.
Le fresche note si versano
sui nostri pensieri
come un torrente sulle selci,
levigandoli in bellezza.
(Da Palataka)
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Il mio cuore è come nube,
vuole vagare in mezzo al cielo.
Aperti gli occhi verso la terra
vuol sorridere come l’alba.
Il sorriso s’unisce alle nubi,
il sorriso vaga per l’aria:
sorriso d’aurora, sorriso di fiore
si spande per il giardino.
Il mio cuore s’innalza in cielo
vuole fiorire come l’aurora.
(Da Sissu)
Vi abbraccio con affetto e infine buona giornata.
Manuela.

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Sono Manuela Moschin, scrittrice, nata a Venezia-Mestre e attualmente vivo e lavoro in provincia di Venezia. Ho conseguito la laurea in Conservazione e Gestione dei Beni e delle Attività Culturali presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia, indirizzo Storia dell’Arte. La mia opera prima è “ātman”. Nel mese di maggio 2022 alcuni miei scritti sono stati selezionati per “Risveglio”, un’antologia a cura di Storie di Libri, mentre nel settembre dello stesso anno ho pubblicato il saggio “Le Metamorfosi di Ovidio nell’arte”, Espera Edizioni. Nel mese di marzo 2023 ho pubblicato assieme a mia madre Mirella Alberti, deceduta, la raccolta di poesie “Un giglio bianco al 4910” a cura di Storie di Libri. Collaboro in linea diretta con storiedilibri.com e diverse testate online. Dalla mia passione per le materie umanistiche nasce il blog librarte.eu, contenitore di articoli di storia dell’arte e recensioni di libri.