
A cura di Manuela Moschin
La Fornarina la donna amata da Raffaello
Il pittore e architetto Raffaello Sanzio, figlio del pittore Giovanni Santi, nacque a Urbino il 28 marzo o il 6 aprile 1483. Si distinse dai suoi contemporanei per essere il maestro della bellezza e della grazia divina. Assieme a Leonardo da Vinci e a Michelangelo fa parte della cerchia degli artisti più importanti del tardo Rinascimento.
La Fornarina: il ritratto sensuale di Raffaello
Con il dipinto La Fornarina (Oppure Ritratto di giovane donna) Raffaello confermò l’atteggiamento sensuale nei confronti della figura femminile, una costante della sua produzione artistica che egli espresse anche in questi versi: «Quanto fu dolce el giogo e la catena/De’ tuoi candidi bracci al col mio vol(ti), che sciogliendomi, io sento mortal pen(a)». (E. Camesasca, Raffaello – Gli scritti: lettere, firme, sonetti, saggi tecnici e teorici).
Chi era la Fornarina?
La ritrattata potrebbe essere Margherita Luti, la donna amata da Raffaello e raffigurata anche nel ritratto La velata. Firmata sul bracciale “Raphael Urbinas” la tavola è nota con il nome Fornarina, probabile allusione proprio a Margherita, l’amante di Raffaello, figlia di un fornaio senese. Il soprannome Fornarina sembra comparire alla fine del Settecento.
Lo studioso Konrad Johannes Oberhuber, nel 1978, sostenne che fu l’incisore Domenico Cunego (Verona, 1726-Roma,1774) nel 1773 a usare il termine Fornarina nella sua stampa incisoria, il cui rame è conservato presso l’Istituto Nazionale della Grafica, Calcografia Nazionale.
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Il significato del bracciale e l’interpretazione romantica
Per lo storico dell’arte Marco Bussagli il bracciale, modello alla schiava, si riferirebbe alla locuzione schiava d’amore. Egli sostiene inoltre che nel 1897 fu Antonio Valeri a descrivere: «Madama Margherita vedoa figliuola del quodam Francesco Luti di Siena», riportando che la stessa venne ospitata in un monastero, dove pare che prese i voti dopo la morte di Raffaello. Sussiste l’ipotesi che la coppia si sia sposata in segreto e che lei, dopo la perdita del marito, abbia deciso di ritirarsi in convento.
L’influenza di Raffaello nel mondo dell’arte
Nel corso degli anni il tema dei due amanti interessò diversi pittori che riprodussero la vicenda dei giovani innamorati in diverse opere, come Ingres, Faruffini, Romanelli, Sogni, Mussini e molti altri. Non si ha ancora la certezza sulla veridicità dell’episodio amoroso, tuttavia rimane indubbio il fatto che la Fornarina fu la musa ispiratrice di Raffaello.
Un ritratto di bellezza classica e sensualità
Attraente dal volto aggraziato, la figura seminuda, con una mano appoggiata sul seno e l’altra sul grembo, ricorda la Venere pudica della statuaria classica a testimoniare la predilezione del pittore per l’antico. Gote leggermente arrossate, grandi occhi scuri e capelli neri, la fanciulla possiede lo sguardo rivolto verso destra, con il busto di tre quarti, orientato verso sinistra.
Indossa un velo e sulle gambe ha un manto rosso. Il monile con una grossa pietra centrale, arricchito da un rubino, uno zaffiro e una perla, situato sul turbante della Fornarina è analogo a quello indossato dalla Velata, possibile richiamo al nome Margherita, derivante dal greco margaritès, che significa perla-gemma, mentre l’acconciatura è tipica delle donne romane che spesso era in tessuto di seta.
Simbolismo e radiografia del dipinto
La storica dell’arte Lorenza Mochi Onori riferisce che da una radiografia: «La figura femminile appare dipinta contro uno sfondo di paesaggio in lontananza, nel quale si distingue un fiume e, al centro, sopra la testa della modella, il cespuglio, presumibilmente di mirto…». Il mirto è solitamente riferito all’immagine simboleggiante Venere.
Raffaello e la sua passione per le donne
Giorgio Vasari evidenziò le doti seduttive dell’artista affermando:
«Fu Raffaello persona molto amorosa et affezionata alle donne, e di continuo presto ai servigi loro. La qual cosa fu cagione che, continuando i diletti carnali, egli fu dagl’amici, forse più che non conveniva, rispettato e compiaciuto.»

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Sono Manuela Moschin, scrittrice, nata a Venezia-Mestre e attualmente vivo e lavoro in provincia di Venezia. Ho conseguito la laurea in Conservazione e Gestione dei Beni e delle Attività Culturali presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia, indirizzo Storia dell’Arte. La mia opera prima è “ātman”. Nel mese di maggio 2022 alcuni miei scritti sono stati selezionati per “Risveglio”, un’antologia a cura di Storie di Libri, mentre nel settembre dello stesso anno ho pubblicato il saggio “Le Metamorfosi di Ovidio nell’arte”, Espera Edizioni. Nel mese di marzo 2023 ho pubblicato assieme a mia madre Mirella Alberti, deceduta, la raccolta di poesie “Un giglio bianco al 4910” a cura di Storie di Libri. Collaboro in linea diretta con storiedilibri.com e diverse testate online. Dalla mia passione per le materie umanistiche nasce il blog librarte.eu, contenitore di articoli di storia dell’arte e recensioni di libri.