Riflessioni a cura di Manuela Moschin

L’amicizia, un legame eterno nel romanzo Due vite di Emanuele Trevi
L’amicizia, quel sentimento affettivo che si fonda sul rispetto e sulla fiducia reciproca, è stata illustrata da Emanuele Trevi in modo encomiabile. Durante la lettura del libro intitolato Due vite, mi sono immedesimata nello scrittore, in quel desiderio di raccontare pezzi della sua vita, che lo vide legato a una profonda amicizia.
Rocco Carbone e Pia Pera furono i suoi amici intimi con i quali condivise piaceri e amarezze. Si tratta dunque di un romanzo autobiografico, stilato in memoria di Rocco e Pia, anch’essi scrittori, che troppo presto lasciarono la vita terrena. Nel libro ci sono dei passaggi che sono veri e propri cimeli da consultare ogni qual volta se ne sente la necessità.
Parole che anch’io avrei voluto esprimere, in quel sensibile riecheggiare di persone a me care. Piacevole nostalgia, che si riversa in uno scritto da imprimere per sempre, poiché possiede la capacità di colmare quei vuoti insopportabili, quando capita di perdere l’amico del cuore o un familiare. In questo modo, a Rocco e a Pia è stato riservato un posto speciale perché, grazie alla letteratura, saranno commemorati per l’eternità.
La scrittura come mezzo per evocare i defunti
Per l’autore, la scrittura è un ottimo espediente per rincontrare i morti.
“La scrittura è un mezzo singolarmente buono per evocare i morti, e consiglio a chiunque abbia nostalgia di qualcuno di fare lo stesso: non pensarlo ma scriverne, accorgendosi ben presto che il morto è attirato dalla scrittura, trova sempre un suo modo inaspettato di affiorare nelle parole che scriviamo di lui, e si manifesta di sua propria volontà, non siamo noi che pensiamo a lui, è proprio lui una buona volta”.
Il libro di Trevi è un’ode alla vita dopo la morte, che egli enfatizza dando valore ai ricordi. “Perché noi viviamo due vite”, sostiene l’autore, e la seconda è “nella mente di chi ci ha voluto bene”. Scavando nei labirinti della mente, Emanuele ha reso omaggio ai suoi cari defunti, descrivendo il loro carattere con infinita cura e tenerezza.
Premio Strega 2021, il trionfo di Due vite
A partire dal titolo, il romanzo è costantemente collegato a un filo conduttore che vede l’amore e l’amicizia come capisaldi essenziali dell’esistenza. L’amicizia perdura in nome dell’amore, in cui il sé viene pervaso da fragranze indefinibili.
Con il romanzo Due vite, Emanuele Trevi vince il Premio Strega 2021.
Sinossi del romanzo
Rocco Carbone nasce a Reggio Calabria nel febbraio del 1962, ma una buona parte della sua infanzia la trascorre in un piccolo paese dell’Aspromonte, Cosoleto: un posto di gente dura, taciturna, incline a una rigorosa amarezza di vedute sulla vita e sulla morte. Emanuele Trevi lo conosce nell’inverno del 1983, quando è arrivato a Roma da poco tempo e si è iscritto a Lettere.
Parlare della vita di Rocco, per Trevi, significa necessariamente parlare della sua infelicità, ammettere che faceva parte di quella schiera predestinata dei nati sotto Saturno, tratteggiarne la personalità bipolare e a tratti sadica, il carattere spigoloso, la natura lucida e sintetica dell’opera. Pia Pera cresce a Lucca in una famiglia colta, originale ed eccentrica.
Poco più che adolescente lascia la città toscana e studia Filosofia all’università di Torino. Dopo un dottorato in storia russa alla University of London inizia a insegnare letteratura russa all’Università di Trento, ma poi, delusa dall’ambiente, lascia perdere ogni ambizione accademica e decide di occuparsi di un fondo abbandonato a San Lorenzo, dedicandosi alla cura del giardino.
Quando Trevi la incontra, Pia è una trentenne spavalda e maldestra, brillante, anticonformista e generosa. Ma già possiede quella leggerezza e quella grazia di chi, mentre la malattia costringe alla resistenza continua, sa correre sempre in avanti, verso l’altrove. Tratteggiando, con affetto, le vite dei due amici, Emanuele Trevi persegue una ricerca narrativa fondata sulla memoria e, al contempo, rende un sentito omaggio a due talentuosi scrittori italiani.

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Sono Manuela Moschin, scrittrice, nata a Venezia-Mestre e attualmente vivo e lavoro in provincia di Venezia. Ho conseguito la laurea in Conservazione e Gestione dei Beni e delle Attività Culturali presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia, indirizzo Storia dell’Arte. La mia opera prima è “ātman”. Nel mese di maggio 2022 alcuni miei scritti sono stati selezionati per “Risveglio”, un’antologia a cura di Storie di Libri, mentre nel settembre dello stesso anno ho pubblicato il saggio “Le Metamorfosi di Ovidio nell’arte”, Espera Edizioni. Nel mese di marzo 2023 ho pubblicato assieme a mia madre Mirella Alberti, deceduta, la raccolta di poesie “Un giglio bianco al 4910” a cura di Storie di Libri. Collaboro in linea diretta con storiedilibri.com e diverse testate online. Dalla mia passione per le materie umanistiche nasce il blog librarte.eu, contenitore di articoli di storia dell’arte e recensioni di libri.