del Verrocchio nel Campo SS. Giovanni e Paolo di Venezia
A cura di Manuela Moschin
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Quando si giunge in Campo Santi Giovanni e Paolo a Venezia, si rimane attratti dalla maestosità espressa dal magnifico monumento bronzeo equestre raffigurante Bartolomeo Colleoni, il condottiero bergamasco e capitano generale delle truppe di terra della Repubblica di Venezia. Egli lasciò la sua eredità a Venezia, ma a una condizione: la realizzazione di un monumento in suo onore da erigere in piazza San Marco. Il senato invece stabilì di collocarlo in Campo San Zanipolo (Santi Giovanni e Paolo) dove è situata anche la Scuola Grande di San Marco. Nel 1480 la Repubblica veneziana commissionò l’opera al fiorentino Andrea del Verrocchio (Firenze, 1435 – Venezia, 1488), il quale quando giunse a Venezia era al vertice della sua carriera. I modelli per la statua derivano dai monumenti equestri dell’antica Roma, dai cavalli di San Marco e dalla celebre scultura Gattamelata di Donatello. Per donare stabilità al monumento, la maestria del Verrocchio è stata quella di riuscire per primo a far appoggiare il cavallo su tre sole zampe, facendolo intercedere alzando l’anteriore destro, mentre quello di Donatello posa tre zampe a terra e una su di una sfera. Nel monumento equestre di Bartolomeo Colleoni si nota, inoltre, maggiore dinamicità, che è osservabile dal busto ruotato, ma non solo, poiché Verrocchio ottenne un particolare effetto realistico nell’espressione del volto. Egli compare con uno sguardo spietato e un portamento fiero, reggendo le redini e il bastone del comando.
Verrocchio morì a Venezia nel 1488, quando il lavoro non era ancora stato terminato. Nel suo testamento nominò come esecutore dell’opera incompiuta il suo allievo Lorenzo di Credi. La Repubblica tuttavia privilegiò l’artista locale Alessandro Leopardi, che da quel momento fu detto del Cavallo (Venezia, 1465 ca. /1522-1523).
Di nobile famiglia guelfa, figlio di Paolo di Guidotto e di Riccadonna de’ Valvassori da Medolago,
Bartolomeo Colleoni nacque nel castello di Solza (Bergamo) probabilmente nel 1400.
Egli fu un condottiero, uno dei più importanti militari che guidava gli eserciti al soldo delle grandi città o dei potenti Stati e signori che si combattevano tra loro nell’Italia del Quattrocento. Il Colleoni segnò il passaggio dalla figura del mercenario venturiero a quella del militare di mestiere.
Dotato di grandi strategie militari, inventando in aggiunta le artiglierie mobili, fu l’autore di numerose vittorie, partecipando alla celebre battaglia della Riccardina o della Molinella, combattuta il 25 luglio 1467. A quel tempo Colleoni serviva Venezia, opponendosi al grande Federico da Montefeltro, duca di Urbino, alleato dei Medici, degli Sforza, del re di Napoli e del signore di Bologna. Morì nel suo castello di Malpaga (Bergamo) nel 1475.
Infine c’è una piccola curiosità legata al cognome Colleoni per il quale Bartolomeo ne andava fiero. Nei documenti del XV secolo relativi alla sua famiglia compare il cognome Coglioni. Risulta che la parola Colleoni deriva da una parola latina coleus (testicolo). Pare oltretutto che il coglia, coglia (coglioni, coglioni) venisse utilizzato da lui come grido di battaglia. Esiste anche una leggenda, in cui si racconta che il condottiero fosse munito di tre testicoli. Secondo alcuni studiosi il cognome deriva dalla presenza di teste di leone sullo stemma di famiglia dei Colleoni. In seguito Bartolomeo Colleoni sostituì le teste leonine con il triplice segno dei testicoli, come si nota sul basamento della statua, dove ci sono tre testicoli. Tale testimonianza è presente in un atto pubblico, in cui il Colleoni precisava: «duos colionos albos in campo rubeo de supra et unum colionum rubeum in campo albo infra ipsum campum rubeum» (Due coglioni bianchi in campo rosso di sopra e un coglione rosso in campo bianco di sotto).