nella Chiesa della Madonna dell’Orto, Venezia
A cura di Manuela Moschin
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Nella chiesa della Madonna dell’Orto, che si trova nel sestiere di Cannaregio a Venezia, sono custodite diverse opere di Jacopo Tintoretto (Venezia, 1518/1519-1594) tra cui il Giudizio universale, Mosè riceve le tavole della Legge – Gli ebrei preparano il vitello d’oro e la Presentazione di Maria al Tempio, il suo primo lavoro realizzato per la chiesa.
All’interno è custodita inoltre la Pala del Battista tra santi di Cima da Conegliano, dove su un paesaggio collinare si trova il castello di Conegliano e la basilica del Santo di Padova.
Nella cappella del presbiterio, assieme ai figli Domenico e Marietta, è sepolto Tintoretto, che abitava a ottanta metri di distanza dalla chiesa e precisamente al civico 3399.
Nel 1548, pochi giorni dopo aver concluso il dipinto Miracolo dello Schiavo custodito alle Gallerie dell’Accademia di Venezia, Tintoretto firmò un contratto con i padri della Madonna dell’Orto, i quali chiesero la decorazione delle ante dell’organo. Tintoretto si impegnò così a dipingerle per cinque scudi d’oro e una botte di vino. Trascorsi tre anni, il pittore non aveva ancora consegnato i lavori, quindi fu redatto un nuovo contratto con il quale egli ottenne ulteriori trenta scudi. Le portelle d’organo dipinte da Tintoretto raffigurano all’esterno la Presentazione di Maria al Tempio, all’interno l’Apparizione della croce a San Pietro e la Decapitazione di san Paolo.
La tela qui riportata si riferisce alla Presentazione di Maria al Tempio definita da
Giorgio Vasari: “un’opera finita, e la meglio condotta e più lieta pittura che sia in quel luogo”, riferendosi alla solarità, alla luce e alla raffinatezza esecutiva della scala, decorata sull’alzata tramite un motivo a fogliame con un mosaico. La scalinata, molto scorciata, si gonfia diventando una composizione dinamica con la prospettiva dal basso. Tale espediente consente di alzare i piani e vedere le figure tutte intere mentre salgono. La decorazione con fondo d’oro dei gradini è legata alla pittura bizantina utilizzata da Tintoretto. C’è un rapporto molto forte con i greci da cui deriva l’uso dell’oro, che veniva utilizzato sin da Mantegna e Bellini.
Una parte del dipinto è illuminata, mentre un’altra è in ombra con una suddivisione dei ruoli ben precisa. Sul lato luminoso, infatti, sono state raffigurate tre coppie di donne, ognuna con una bambina, poi in cima alla scala c’è la medesima giovinetta, ma da sola. Nella parte in ombra, invece, ci sono alcuni personaggi appoggiati al muro del Tempio che diventano dei fantasmi, come ombre inquietanti. Sono quei giudei che non si aprirono alla conversione. Dietro emerge una cuspide con decori geroglifici inventati, di solito utilizzati a Venezia per le case degli ammiragli. È probabile che Tintoretto avesse visto da qualche parte un trattato sui geroglifici. In alto si trova la figura imponente del sacerdote ebreo, il sapiente che accoglie Maria a braccia aperte, appare come messaggio di un futuro rinnovato. La Presentazione annuncia la nuova era con l’immagine di Maria simboleggiante la nuova Chiesa. Le tre coppie di donne si muovono in sincronia, come se si trattasse di una pellicola cinematografica. Sono varianti di una stessa figura riprese in tre momenti, mentre entrano, si siedono e salgono. Tintoretto ci immerge nel dipinto facendoci vivere la scena fino a renderci partecipi all’evento.