Mostra
A cura di Manuela Moschin
Mi potete seguire anche nel gruppo Facebook Storie di Libri Clicca qui: Link Storie di Libri e nella pagina Facebook https://www.facebook.com/librarte.blog
Oggi desidero condividere con voi una piacevole esperienza. Se avete modo di andare a Venezia vi consiglio di visitare la mostra Surrealismo & Magia – La modernità incantata presente nel Museo Peggy Guggenheim. Emergono una serie di suggestioni che travolgono l’immaginario di chiunque posi lo sguardo sulle opere esposte. Poiché sono rimasta veramente affascinata da questi capolavori, cercherò di pubblicarne diversi nei prossimi giorni. La mostra è incentrata sul valore della magia, dei sogni e dell’inconscio per i quali André Breton (Tinchebray, 1896 – Parigi 1966) dedicò nel 1924 il Manifesto del Surrealismo, in cui egli fu il principale teorico. Si tratta di un movimento letterario e artistico, che poneva attenzione all’irrazionale, all’inconscio e ai sogni. Nel 1924 Breton influenzato dagli studi di Sigmund Freud (1856-1939) relativamente alle analisi psicoanalitiche che egli fece sul significato dei sogni e dal movimento artistico del Dadaismo, pubblicò il Primo Manifesto del Surrealismo, nel quale venne dichiarato il pensiero surrealista:
“Automatismo psichico puro con il quale ci si propone di esprimere, sia verbalmente che in ogni altro modo, il funzionamento reale del pensiero, in assenza di qualsiasi controllo esercitato dalla ragione, al di fuori di ogni preoccupazione estetica o morale”.
Partendo dall’idea che l’inconscio si rivela soprattutto tramite il sogno, si è pervenuti alla conclusione che la surrealtà non è altro che una realtà superiore, nella quale lo stato di veglia e quello del sogno si compenetrano. Il Surrealismo venne applicato sia in ambito letterario che artistico e riconosciuto come un processo che si realizza senza il controllo della ragione, definito da Breton automatismo psichico puro.
Scrisse Breton: “Credo alla fortuna soluzione di quei due stati, in apparenza così contraddittori, che sono il sogno e la realtà, in una specie di realtà assoluta, di surreale, se così si può dire”.
Fu tramite la poesia che Breton si avvicinò ai movimenti culturali, creando altresì un connubio tra l’arte e la letteratura. Fra gli artisti che aderirono al movimento surrealista, facendo ricorso al sogno e all’inconscio, ci furono René Magritte, Joan Mirò, Max Ernst e Salvador Dalì, che tra l’altro Breton conobbe nel 1927, instaurando una profonda amicizia.
I surrealisti erano interessati quindi a esplorare i sogni, l’irrazionale e l’inconscio, trovando ispirazione nella magia, nell’alchimia e nell’occulto. L’artista viene riconosciuto come alchimista, mago, veggente, dea o strega capaci di evocare l’immaginazione, dove la realtà e il sogno si fondono. Secondo l’artista Max Ernst la magia “è il mezzo per avvicinarsi all’ignoto per vie diverse da quelle della scienza o della religione” e l’occultismo è legata a essa, dove esistono nell’universo forze superiori e mistiche che sono invisibili. Complice di queste idee fu la Seconda guerra mondiale, in cui la magia e l’occulto diventano un sistema volto a rinnovare lo spirito umano. Breton riconosce nella magia la capacità di rendere visibile l’invisibile.
Inizio questo viaggio nel surrealismo e nella magia con quest’opera di Leonora Carrington (1917-2011), che ritrasse il suo compagno artista Marx Ernst in veste di alchimista-eremita con in mano una lanterna-alambicco in riferimento al protagonista della carta dei tarocchi “L’Eremita”. Carrington invece si è autoritratta nel cavallo di ghiaccio che aiuta il compagno a trovare la strada. In questo caso la donna diventa una guida verso la loro unione. La simbologia del paesaggio ghiacciato si identifica nello stadio alchemico della separazione e della purificazione.