A cura di Manuela Moschin
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“L’Apparizione”(1875), chiamato anche “Salomé e la testa di San Giovanni Battista”, è un acquerello che, sebbene non appartenga ufficialmente al periodo simbolista, in quanto il simbolismo nacque più tardi formalmente nel 1886, è considerato uno degli emblemi della nuova corrente, poiché contiene tutti i caratteri riconosciuti in essa.
Per maggiori approfondimenti visita l’articolo dedicato al Simbolismo: https://www.librarte.eu/post/il-simbolismo-la-corrente-letteraria-e-artistica-che-nacque-in-francia
L’opera illustra la storia del santo tratta dal Nuovo Testamento di Matteo e Marco, dove si narra che Re Erode rinchiuse in prigione Giovanni, perché aveva osato rimproverarlo a causa del suo matrimonio illecito con Erodiade. Ella, pertanto, complottò con la figlia Salomè per farlo uccidere. Durante un’esibizione di danza, la figlia approfittò della debolezza del re per chiedergli la testa di Giovanni Battista che le fu poi consegnata su un vassoio.
Nel Vangelo di Matteo si narra che:
“Quando fu il compleanno di Erode, la figlia di Erodiade danzò in pubblico e piacque tanto a Erode che egli le promise con giuramento di darle quello che avesse chiesto. Ella, istigata da sua madre, disse:”Dammi qui, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista”. Il re si rattristò, ma a motivo del giuramento e dei commensali ordinò che le venisse data e mandò a decapitare Giovanni nella prigione. La sua testa venne portata su un vassoio, fu data alla fanciulla e lei la portò a sua madre.
Ogni artista ha una storia singolare, in cui è importante conoscere alcuni passaggi fondamentali avvenuti nella loro vita, poiché costituiscono un’ interessante fonte di informazioni. Nel caso di Moreau è basilare sapere che egli ebbe l’opportunità di consultare una ricca biblioteca, donatagli dal padre architetto, contenente testi antichi dei grandi poeti del passato come Ovidio e Dante Alighieri, i trattati pittorici di Leonardo da Vinci e Winckelmann, i trattati di architettura di Vitruvio e Leon Battista Alberti.
Questa peculiarità influì molto nella formazione dell’artista, in quanto la sua predilezione per i testi classici, lo avvicinò e appassionò alla conoscenza del passato, non quello storico, ma quello mitologico. Il pittore per i suoi dipinti si ispirò alla poesia e alla letteratura. Egli fu allievo del neoclassico Francois-Edouard Picot che gli impartì un insegnamento prettamente accademico. Moreau fu anche grande estimatore del suo maestro Theodore Chasseriau, artista abile nel disegno, del quale imitò per anni il suo stile.
Conobbe i preraffaelliti John Everett Millais (1829-1896) e William Holman Hunt (1827-1910) che incisero molto nella formazione dell’artista.
Henri Matisse (1869-1954) fu allievo di Moreau dal quale apprese l’uso acceso dei colori.
Il pittore rappresentò più volte la storia biblica di Salomé, motivo per il quale egli fu noto come il “pittore delle Salomé”. Nel dipinto la storia e il mito si fondono, creando un ambiente mistico che si tramuta in un simbolismo suggestivo.
Il mistero appartiene alla pittura simbolista di Moreau il quale sostenne:
Un’apparenza misteriosa che sconcerta lo spettatore e lo tiene a una distanza rispettosa.
Esistono diverse versioni dell’opera “L’Apparizione” che si differenziano in alcuni particolari riguardanti la decorazione del palazzo e la figura di Salomé.
L’opera nel suo insieme si presenta statica, dove vennero raffigurati personaggi inseriti in un ambiente fantastico, sontuoso, orientaleggiante, ricco di elementi esotici e pervaso da una luce irreale caratterizzata da chiaroscuri dorati. Domina l’immagine terrificante della testa decollata del Battista, che levita al centro del quadro emanando una luminescenza soprannaturale. Per la testa di San Giovanni, l’artista si ispirò a una stampa giapponese che vide al Salon di Parigi nel 1869.
Salomé, una femmina sensuale e satanica che incarna la morte, è il simbolo della lussuria e della seduzione che impersona nella bellezza: il male e la perversione. Ella riccamente abbigliata punta con il braccio sinistro il Santo, che secondo gli studiosi Angelo Jacomuzzi e Bice Mortara Garavelli intende “esorcizzare l’apparizione, oggetto del suo odio e al tempo stesso della sua attrazione”. Sullo sfondo l’artista raffigurò un palazzo sontuoso e orientale dove appaiono Erodiade con le mani arcigne ed Erode impassibile sul trono che sta assistendo alla scena.
E’ interessante sapere che il romanziere simbolista francese Joris-Karl Huysmans (1848-1907) nel 1884 pubblicò un romanzo-manifesto intitolato “A Rebours” (Controcorrente), dove esaltò le qualità estetiche e simboliche del dipinto “Apparizione” di Gustave Moreau (1876).
Riporto una breve citazione tratta dal romanzo di Huysmans:
…La testa decapitata del santo si era sollevata dal piatto posato sul pavimento e guardava, livida, con le labbra esangui, aperte con il collo scarlatto, gocciolante lacrime. Un mosaico circondava il volto da cui si sprigionava un’aureola irradiandosi in fasci di luce sotto i portici, illuminando spaventosa l’ascesa della testa, accendendo il globo vitreo delle pupille, fissate, quasi aggrappate alla danzatrice. Con un gesto d’orrore, Salomè respinge la terrificante visione che la inchioda, immobile, sulle punte; i suoi occhi si dilatano, la mano stringe in modo convulso la gola…
Moreau fu il pittore preferito di Marcel Proust, il quale affermò:
“L’uomo che dipingeva i suoi sogni”.
A Parigi, in Rue de la Rochefoucauld, presso la casa dell’artista è situato il Museo Nazionale Gustave-Moreau, dove sono conservate 14.000 opere tra dipinti, disegni, acquerelli, opere incompiute, alcune sculture in cera e schizzi.