A cura di Manuela Moschin
La Consegna delle chiavi di Pietro di Cristoforo Vannucci, detto il Perugino (1445/1450-1523) si dispiega in un apparato scenografico e spaziale straordinario, che l’artista realizzò a Roma nella Cappella Sistina tra il 1481 e il 1482, dove affrescò altre scene sacre. Il pittore era nativo di Castel della Pieve, ora Città della Pieve – Perugia. In Umbria realizzò le prime opere formandosi da Piero della Francesca, dal quale apprese l’equilibrio compositivo.
La formazione artistica di Perugino, tra Umbria e Firenze
Quando si recò a Firenze studiò nella bottega di Andrea del Verrocchio, pittore, scultore e orafo, dove Perugino ebbe modo di stare in contatto con Leonardo da Vinci, Ghirlandaio, Filippino Lippi, Lorenzo di Credi e Botticelli. Raffaello fu il suo allievo, il quale fece tesoro delle qualità artistiche del maestro assimilandone la sua maniera.
Abile nel dare il senso di profondità e nell’utilizzo dello sfumato leonardesco, Perugino veniva celebrato come uno dei più grandi pittori, anche se la sua fama veniva eclissata dagli stimati geni dell’epoca, come Leonardo da Vinci e Michelangelo. Dal Varrocchio, Perugino apprese il chiaroscuro e l’abilità nel creare i panneggi in ampie pieghe.
Lo sfondo in prospettiva e la nitidezza derivano dalla formazione a Firenze, dove nel 1472 il pittore era iscritto alla compagnia di San Luca con il titolo di “dipintore”. D’ora in avanti la sua attività artistica sarà intensa anche nei maggiori centri artistici come Roma, Firenze, Venezia. Aprì due botteghe, una a Firenze e l’altra a Perugia.
La Consegna delle chiavi, simbolismo e perfezione prospettica
La Consegna delle chiavi è un affresco che raffigura Cristo in presenza degli Apostoli e di personaggi contemporanei, mentre consegna a San Pietro, primo vescovo di Roma e papa, le chiavi del paradiso. La chiave d’oro allude al potere spirituale e quella di bronzo al potere temporale dei papi.
La consegna delle chiavi (Matteo, 16, 18-19): «Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa […] A te darò le chiavi del regno dei cieli.»
È importante dunque precisare che per la Cappella Sistina rappresenta un episodio essenziale, il cui racconto risulta indispensabile.
Luca Signorelli collaborò nella creazione dell’affresco, realizzando le teste di tre degli apostoli alle spalle di Cristo, ossia il primo, il secondo e il quinto. Al primo sguardo ciò che colpisce è la precisione della composizione prospettica, in cui i vari soggetti sono distribuiti su piani diversi e la luce chiara dona all’opera un’atmosfera di sublime bellezza.
Le figure aggraziate si atteggiano in pose armoniose su un paesaggio sereno, adornato da esili alberi, forse alludenti al paese natio dell’artista. Sullo sfondo compare un tempio ottagonale a pianta centrale, affiancato da due archi di trionfo romani che si riferiscono all’Arco di Costantino.
Il committente della Cappella Sistina fu Sisto IV della Rovere ed è per questo che sugli archi compare l’iscrizione: Im[m]ensu[m] Salamo[nis] templum tu hoc quarte sacrasti – Sixte opibus dispar religione prior (Questo immenso tempio di Salomone, tu hai consacrato, o Sisto IV, con ineguali ricchezze e maggior devozione).
La pavimentazione a scacchiera guida lo sguardo dello spettatore, che immediatamente riesce a individuare il punto di fuga collocato nel portale del tempio. La fresca atmosfera che caratterizza l’opera, si fonde su una tavolozza di sfumature, che dal cielo azzurro degradano fino alle colline. Perugino morì di peste a 75 anni nel 1523.
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L’articolo è stato scritto per il sito La voce di Venezia Clicca qui per il link La Voce di Venezia
Sono Manuela Moschin, scrittrice, nata a Venezia-Mestre e attualmente vivo e lavoro in provincia di Venezia. Ho conseguito la laurea in Conservazione e Gestione dei Beni e delle Attività Culturali presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia, indirizzo Storia dell’Arte. La mia opera prima è “ātman”. Nel mese di maggio 2022 alcuni miei scritti sono stati selezionati per “Risveglio”, un’antologia a cura di Storie di Libri, mentre nel settembre dello stesso anno ho pubblicato il saggio “Le Metamorfosi di Ovidio nell’arte”, Espera Edizioni. Nel mese di marzo 2023 ho pubblicato assieme a mia madre Mirella Alberti, deceduta, la raccolta di poesie “Un giglio bianco al 4910” a cura di Storie di Libri. Collaboro in linea diretta con storiedilibri.com e diverse testate online. Dalla mia passione per le materie umanistiche nasce il blog librarte.eu, contenitore di articoli di storia dell’arte e recensioni di libri.